domenica 28 marzo 2010

L'italiano e l'inglese

Tutti coloro che hanno avuto occasione di stare un po' di tempo in Italia, leggono i giornali o guardano la televisione italiana sanno che in italiano si usano molte parole inglesi.

Ecco un articolo su questo tema uscito nei giorni scorsi su L'UNITÀ.

L'Unità, 27 marzo 2010

To be or not to be: inglese, tu m'hai provocato...

di Manuela Modica

C’era una volta «trend negativo» e c’è ancora. Moltiplicato per briefing, feedback, brunch. Perché in barba a Nanni Moretti gli italiani, ormai, taggano, mandano poke, hanno un background, fanno stage. Così che parlare l’italiano vuol dire inciampare in un prestito linguistico per ogni frase pronunciata: «Oggi sto davvero down», «Il prossimo week vado in montagna», «Domani sono out». Prendiamo in prestito parole dall’inglese scomodandolo in continuazione neanche fossimo sul lastrico. «È un fenomeno non contrastabile, - spiega Alessandro Serpieri, professore emerito di Letteratura Inglese presso l’Università di Firenze, il più grande traduttore di Shakespeare vivente - l’inglese è diventata la lingua franca per la forte presenza culturale americana, più che inglese, e perché è la lingua che impera su internet». Così mentre i francesi «cercano di mettere un freno: loro hanno un entroterra purista», noi italiani siamo "dirty" fino al midollo. L’ordinateur per noi è un computer e «le Sida» si chiama Aids, anche se per sciogliere l’acronimo dobbiamo pensare al contrario: acquisita immuno deficienza sindrome. E nessuno lo sa fare. Che sarà mai, tutto sommato, l’importante è sapere cos’è. Bello, bellissimo lo scambio culturale e linguistico, l’apertura generosa verso l’altro. Troppo nazionalisti i france e troppo retrò gli spagnoli che addirittura chiamano la serie televisiva americana Perdidos anziché Lost, e il divo Tom Crusero. Noi italiani – Moretti a parte - siamo decisamente più cool. Eppure, se l’atteggiamento conservatore dei francesi per la loro lingua può tradurre una forte identità nazionale. Se quello spagnolo suona come i nostri vecchi libri di Storia, dove Thomas More era Tommaso il Moro, e che dire di Francesco Bacone. Anche lo sbracamento italico di fronte a Your Majesty The English language avrà qualche pummarola n’goppa. Si legge, per esempio, nei dati dell’Istat che tra gli italiani solo il 5,1 per cento parla un’altra lingua (dati del 2007). Imbarazzante: ce l’abbiamo sempre in bocca, ma non lo sa parlare nessuno[…]. (per leggere tutto l'articolo clicca qui)


Vi inserisco anche un breve brano di un famoso film con Alberto Sordi, Un Americano a Roma (Steno, 1954), in cui si racconta in modo satirico l'immagine mitizzata dell'America nell'Italia del dopoguerra.



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